martedì 9 gennaio 2018

PETIZIONE (IV): L'unica autorita' che ha il potere di portare correttezza e giustizia e' il Ministro Phan Binh Minh - Gemiliana Millana Assorgia

Sottoscrivi la petizione per Gemiliana Assorgia. Vittima della diplomazia italiana in Vietnam

Gentile Ministro Phan Binh Minh,
ancora una volta rivolgo a Lei la speranza che venga accolta particolare attenzione e chiarezza in questa disumana vicenda. Mi sono trovata protagonista, vittima di silenti ripetuti abusi coordinati nel Vostro paese. In seguito e in questo momento, oltre i limiti della follia si e’ procrastinata anche fuori dal Vietnam. Questo increscioso contesto ha/sta rovinando la mia reputazione ma soprattutto quella del Suo paese, in modo deplorevole e vergognoso. Sento che Lei determinerà la fine di queste dissonanze diplomatiche.

La vicenda e’ tutta Italiana, la nostra diplomazia in modo molto deplorevole per evitare di ammettere gli errori, in modo coatto coordina conoscenze e risorse nel suo paese in modo obsoleto e per nulla trasparente, invece di combattere la piaga della corruzione tende in modo abbastanza palese, di incentivare l’impressione sbagliata di un Vietnam pericoloso. Agli occhi di tanti amici e conoscenti (in tutto il mondo) che seguono il mio caso, parrebbe, che in Vietnam le istituzioni come la polizia siano facilmente corruttibili e senza speranza. Parrebbe che quando si è vittime di aggressione (potrebbe accadere in qualunque parte del mondo) non ci sia modo concreto per punire gli aggressori e che la vittima rimanga senza risarcimento per i danni involontariamente subiti. Che sia di esempio in modo che non si presentino altri casi analoghi sapendo di essere puniti, si evitano cattive intenzioni.

Purtroppo nonostante abbia un amore profondo per il suo paese ho dovuto affrontare e subire l’aspetto piu' tremendo, la corruzione, quello che il suo governo cosi’ instancabilmente combatte ogni giorno, per il quale mi era sembrato di capire di essere sicura nel suo paese. Purtroppo la diplomazia Italiana ospite nel suo paese ha deciso di ignorare completamente le vostre direttive e politiche in modo molto preoccupante, ecco perche' sento di aver combattuto una strenua resistenza in Vietnam, per il mio onore e di conseguenza per il vostro.

Dopo tredici mesi di angosciante resistenza, cercando invano nelle labirintiche azioni dei funzionari, di espletare le mie denunce. Sono stata sequestrata e privata della mia Sacra Liberta’.

Il giorno 07-11-2017 (Video: https://youtu.be/YcOunLrbLoU)



contro la mia volonta', sono stata portata via di peso da numerosi poliziotti di immigrazione dall’aeroporto Noi Bai-Hanoi (dovrebbe chiedere CCTV per capire l’entita’ dell’evento), ho ricevuto un trattamento come se fossi un delinquente terrorista, rinchiusa nel Centro di Protezione Sociale" - Indirizzo: villaggio Dong Dau, comune Duc Tu, quartiere Dong Anh, Hanoi.

Chiedo scusa per la mia curiosità, nasce spontanea in me una logica domanda, l'hanno informata di questa vicenda? Dopo tutti questi mesi a mio parere sembra al quanto impossibile il fatto che nessuno dei suoi funzionari o colleghi abbiano ignorato o peggio occultato il mio caso, percio' dal mio punto di vista sembra al quanto molto strano che Lei non sappia nulla sul mio caso, considerando i centinaia di video divulgati per mesi su internet, e la petizione (https://www.change.org/p/mofa-vietnam-sardinia-calling-vietnam https://www.change.org/p/mofa-vietnam-sardinia-calling-vietnam/u/22047069) attiva da mesi con circa 700 firmatari.

Durante la detenzione, alle mie richieste di chiarimenti si sono uniti anche tanti Italiani che puntualmente ricevevano risposta da parte della Farnesina i quali dicevano che la vostra polizia mi teneva in detenzione in quanto ero sprovvista di visto di soggiorno. Assolutamente falso, abbiamo poi scoperto essere l”ambasciata d'Italia ad aver firmato i fogli della mia detenzione forzata, come potra' riscontrare nelle tante E-mails inviate alla Farnesina (vedi sotto Paulo Goncales), il 7 di Dicembre affermavano che io fossi in buona salute e che aspettavano la decisione della polizia affinche' potessi lasciare il paese.
1) Tengo a precisare di non avere mai espresso il desiderio o la richiesta ne verbale ne scritta, di lasciare il paese prima di formulare e consegnare le mie denunce contro gli abusi (violazioni diritti umani) inflitti della diplomazia Italiana in Vietnam.
2) Sin dal primo giorno di detenzione al centro di deportazione Tan Dao, ho fatto lo sciopero della fame in forma di protesta, anche perche' in quei tristi momenti sentivo necessaria la priorità di incontrare la polizia e apprendere le ragioni di questa seconda detenzione, di cui nessuno mostrava documento ne personale identificativo, ne documenti relativo al caso dove siano scritti gli estremi della detenzione forzata.
La guardia Nguyen Duc Han, gli ufficiali di polizia Nguyen Monh Cuong 086-701 e Tan Van Luong, possono  confermare piu' di una volta mi hanno chiesto le ragioni del mio digiuno. Ho anche scritto una lettera, l'ho consegnata a Nguyen Mon Cuong il giorno 8 Dicembre, nel quale ribadivo la mia richiesta di incontrare la polizia nel quale denunciavo il mio sequestro di persona. Questa lettera sembra sia stata completamente ignorata, in quanto non ho mai ricevuto “coraggiosa” risposta.

Mi hanno detenuta in questo centro, posto orribile!, io sono una persona per bene, un criminale è diverso dal tipo di essenza che governa la mia entità! C'è stato sicuramente un errore, mi avete scambiata per un delinquente, oppure pare desideriate farmi apparire come tale per un fine che giustifica i mezzi?

Durante e dopo questa video testimonianza (https://youtu.be/XlHEgMn2nEE),



diretta live del 27-11-17 sono stata aggredita. Il video è stato eliminato dal mio profilo Facebook, chi ha rimosso il video? PERCHE'?
Nelle ore successive lo stesso giorno mi hanno pestata la mattina e la notte, oltre che essere stata umiliata e drogata contro la mia volontà.

Il giorno 1 dicembre 2017 ho rifiutato di farmi mettere su un aereo per Parigi (dovrebbe chiedere le CCTV dell'aeroporto di Noi Bai fra le 22:30 e le 24:00) mi hanno tenuto tutta la notte ammanettata in una guardiola di un palazzo della polizia di immigrazione nel centro di Hanoi. La mattina seguente sono stata condotta nel Campo di Deportazione Tan Dao Holston - centro di deportazione n1, dipartimento generale n 8, del ministero della polizia, in Vinh Phuc. sino al 14-12-2017, questo giorno sono venuti a prendermi sei poliziotti della polizia d' immigrazione (4 in borghese e due in divisa), mi hanno picchiata, ammanettata e tenuta nascosta sul fondo dell'auto (per nascondermi agli occhi della gente dentro altre auto poco distanti) verso l'ospedale nel centro di Hanoi. In questo centro sono stata drogata e tenuta tutto il giorno sotto anestesia totale. Il risveglio intorno alle 8 di sera è stato terribilmente shoccante, ancora intontita mi hanno vestita, messo un pannolone per incontinenza e portata in un grande palazzo vicino all’aeroporto in cui si sono incontrate un sacco di persone di cui solo una in divisa. In questa circostanza l'infermiera ha praticato tre iniezioni in entrambi le braccia, successivamente mi hanno portato in aeroporto su una sedia a rotelle (ancora sara’ facile riscontrare questo dalle CCTV camera) per imbarcarmi sul volo Vietnam Airlines VN19 per Parigi alle 23:05. Tenevo ancora le manette, pero' il tutto nascosto da una coperta.

Ho viaggiato per tutto il tempo con le manette (come un pregiudicato o un terrorista) che hanno rimosso al momento dell'arrivo a Parigi in presenza di poliziotti francesi che attendevano il nostro arrivo alle porte dell’aereo.

Da allora cerco assistenza concreta da parte della diplomazia Italiana la quale nega in modo assolutamente comprovante il loro coinvolgimento nel sequestro di persona di cui sono stata vittima per mano di alcuni poliziotti corrotti nel suo paese, di cui ad oggi vanno in giro impuniti, per causa evidente di impedimenti nel favorire di poter applicare il diritto inalienabile di illustrare nel dettaglio il caso per provare le mie accuse.

Gentile Ministro Phan Binh Minh, Lei e’ l’unico che puo' mettere fine a questa assurda situazione, confido voglia far trionfare la giustizia e l’onore del suo paese per il quale desidero voler continuare credere e provare al mondo, che la fiducia in terra vietnamita sia ben riposta.

Questa deplorevole situazione oramai ha fatto il giro del mondo, e nonostante abbiano cercato in tutti i modi di discreditarmi, come Lei ben sapra’, la VERITA’ può essere manipolata distorta ma non può essere cambiata, non puo' essere fermata. Se interviene in tempo, eviterà le gravi conseguenze (causate dai soggetti responsabili che verranno perseguiti legalmente) che implicano di conseguenza una pessima reputazione del vostro paese, fatto che trovo assolutamente ingiusto anche perche' questi  poliziotti corrotti non sono rappresentativi dell’instancabile lavoro che voi state portando avanti per la sicurezza dei turisti nel vostro meraviglioso paese.

Questi criminali approfittandosi dei suoi innumerevoli impegni caro Ministro, hanno fatto di tutto affinche’ io non potessi comunicarLe i brutali eventi, delle azioni violente perpetrare nei mesi alle sue spalle e quindi alla reputazione del suo paese.

Vorrei farLe presente che Venerdi' 10-11-2017 ricevevo visita da parte di una alta carica della polizia, accompagnato da un giovane in borghese di cui affermava essere il suo assistente ed una interprete di lingua Italiana. A suo dire era una visita informale, il suo invito era quello di lasciare il paese di mia spontanea volonta’, o mi avrebbero portato in ospedale. A suo modo manifestava di avere compreso il malessere per l’aggressione da me subita, ma che sfortunatamente essendo in overstay e facendo questo di me una “criminale”, e che avrei dovuto considerare impossibile conferire con Lei ministro. Mi invitava di lasciare il paese, si prendevano carico del biglietto, e che sarei stata a suo dire la benvenuta a tornare in qualunque momento per fare le mie denunce. Ho fatto presente che cosi facendo sia il vostro paese che Lei ministro ne sareste risultati disonorati. Gli ho scritto una lettera di mio pugno dove accettavo di uscire e che mi impegnavo a non denunciare nessuna delle autorita’ coinvolte, a condizione che avrei potuto espletare le mie denunce a Lei personalmente in modo da assicurare che entrambi gli onori sarebbero stati rispettati. E’ andato via dicendomi che Le avrebbe riferito il contenuto della mia lettera e che poi mi avrebbe fatto sapere. Purtroppo non si e’ mai piu' visto.

Il venerdi' successivo 17-11-2017 ho ricevuto la visita dell’ufficiale di polizia Nguyen Thi Hoa 003-526 accompagnata dal suo superiore di cui non sono riuscita a prendere il nome (il quale era nuovamente presente in borghese il giorno del mio sequestro, sia in ospedale che al meeting dove mi drogavano prima di mettermi sull’aereo), i quali dicevano che Lei Ministro aveva rifiutato la mia richiesta di poter fare le mie denunce e che mi avrebbe fatto sapere di non essere la benvenuta in Vietnam in quanto stavo imbarazzando il buon nome dell’Italia del quale voi siate molto amici e per il quale dava fiducia incondizionata.
Le chiedo gentilmente se conferma queste imbarazzanti affermazioni. Questi ufficiali di polizia dicono di essere state inviate da Lei, ho qualche dubbio, io non ho mai creduto, credo che Lei abbia il diritto e il dovere di punire questi funzionari corrotti che si sono presi tali liberta’, solo perche' corrotti, dando l’impressione che Lei sia interessato solo alle vostre amicizie diplomatiche, dimenticando l’importanza dei singoli individui che amano il vostro paese, e lo rispettano molto piu' di quanto non facciano certi diplomatici “viziati e pericolosi” che pur di salvare il loro posto di lavoro (mascherando disservizi bullistici) sono disposti ad arrivare ad estremi rimedi come le ignobili azioni che hanno praticato disonorando la nostra natura umana, e insultando la mia umile intelligenza.

Tante persone ora si domandano se il Vietnam sia sicuro, se dovendosi trovare nella mia stessa situazione il loro paese si comportasse con lo stesso modus applicato disumanamente nei miei confronti. Il punto principale restera’ sempre lo stesso: il Vietnam quale intento applica quando si verifica una aggressione come quella di cui sono stata vittima? E come si comportera’ con quei diplomatici che invece che cooperare con le politiche del governo preferiranno fare accordi sotto banco con i funzionari locali corrotti?

La diplomazia Italiana ha fatto di tutto per dare l’impressione che se hanno preso accordi con la polizia locale sia stata una scelta forzata dagli usi e costumi del paese, negando il grande lavoro che il governo socialista del Vietnam porta avanti per sgominare la corruzione e concepire un ambiente onesto trasparente e pulito.

In Fede
Gemiliana Assorgia

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E-mail inviata da Paulo Gonçalves all'URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico) per chiedere spiegazioni riguardo la mia detenzione nel Centro di prevenzione sociale, il mio stato di salute e sicurezza dopo il video dell'aggressione a seguito del sequestro dei miei dispositivi elettronici:

Cari colleghi,
ora è pressoché un mese da quando vi scrissi  riguardo alla detenzione in Vietnam del Sig.ra Gemiliana Assorgia la quale, con la conoscenza e la collaborazione delle autorità consolare italiane ad Hanoi, presso il seguente indirizzo  dove è stata detenuta illegalmente, senza assistenza legale e senza capi di imputazione- Social Protection Center, Dong Dau hamlet, Duc Tu commune, Dong Anh district, Hanoi, sono ora più di sei giorni che non abbiamo piu’ nessuna notizia di Gemiliana, e nell'ultimo video (https://youtu.be/XlHEgMn2nEE) da lei pubblicato su Facebook mostrava di venire assalita da un membro del personale nel centro sopracitato.
Continuiamo ad essere preoccupati per la mancanza di intervento e risposta dalle autorità italiane e seriamente preoccupati sul suo benestare e la sua sicurezza in quanto è ora completamente scomparsa .

Le sarei grato se Lei potesse offrire assicurazioni riguardo la sicurezza della Sig.ra Assorgia, e, più importante, informazioni che riguardano la sua situazione corrente, dove e come si trova e come potremmo contattarla cosi da poterle offrire assistenza e poter confermare il suo stato di sicurezza.
Infatti, sarebbe negli interessi delle autorità italiane per evitare l'evoluzione continuata dello scandalo e il crescente interesse internazionale riguardo a questa situazione. Posso riassicurarLa che io ed i suoi amici non rimarremo o dimenticheremo finché non saremo riassicurati sul suo stato di sicurezza, liberata e ripristinata alla sicurezza.

La ringrazio anticipatamente per la Sua gentile assistenza e impaziente di ricevere sue notizie alla Sua prima convenienza.

Distinti saluti,
Paulo Gonçalves

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Risposta dell'URP.
Da notare che hanno OMMESSO che ero stata trasferita nel Campo di deportazione Tan Dao, dicevano che io fossi in buona salute. Assolutamente FALSO, visto che ho rifiutato di mangiare sin dal primo giorno di detenzione in isolamento, la mia priorità era quella di chiedere di intercedere con la polizia.
Inoltre affermavano di aspettare conferma dalla polizia affinche' mi venga “permesso” uscire dal paese. Voglio precisare di avere “mai chiesto” di uscire dal paese, tanto meno di rimpatriarmi come ora afferma il Consolato Generale d'Italia a Parigi.

Da: URP - Noreply
Inviato: giovedì 7 dicembre 2017 20:28
A: crm4queque
Oggetto: Paulo Goncalves, Other

Nome: Paulo
Cognome: Goncalves
Cittadinanza: Portugal
Stato di residenza: United Kingdom
Città di residenza: London
Indirizzo: United Kingdom
Argomento: Other

Caro Sig. Gonçalves,
grazie per contattare di nuovo il nostro Ufficio.
Per favore, stia certo che l'Ambasciata dell'Italia ad Hanoi, in cooperazione vicina col Ministero italiano Affari Esteri continua ad assistere la Sig.ra Assorgia, offrendo le necessità di base per vivere nel centro dove si trova.
Mrs. Assorgia è in buona salute.
Stiamo aspettando una decisione da parte delle autorita’ Vietnamite per permetterle di lasciare il paese.
Distinti saluti,
Lucia Gidoni
Office for Relations with the Public

Firma la petizione per aiutare Gemiliana ad ottenere giustizia per tutti gli italiani all’estero

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